Oltre gli “ismi”: prove di intercultura

di Chiara Giaccardi, Università Cattolica del Sacro Cuore

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Il testo riprende un intervento svolto nell’ambito di un incontro pubblico all’Auditorium del Consiglio della Regione Lombardia, via Fabio Filzi 29 a Milano, presso Mercoledì 9 febbraio 2017. Titolo dell’incontro: “Oltre il multiculturalismo, ma verso dove? Da sterili confronti ideologici a buone pratiche comunicative. Se l’Inghilterra ha fallito, che cosa può fare l’Italia?”

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Un problema malposto

 Gli psicologi insegnano che per affrontare un problema che pare insolubile occorre prima modificare la definizione della situazione: ci sono definizioni, infatti, che per il modo in cui sono formulate ostacolano o limitano fortemente la soluzione dei problemi. La strategia è quindi quella del “reframing”: reincorniciare la realtà, per vederla sotto una nuova luce e uscire dall’impasse, immaginando nuove soluzioni.

E il linguaggio, come sanno i linguisti e gli antropologi, non è un insieme di etichette che appiccichiamo su realtà già esistenti, ma è uno strumento per “tagliare a fette” la realtà e un laboratorio di metafore più o meno generative che possono allargare o restringere la nostra visuale. O, a volte, renderci ciechi.

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Chiara Giaccardi

Quello del multiculturalismo è un problema che cade esattamente in questo impasse.

Il termine è infelice. Ricorda una molteplicità giustapposta, senza legami. A me fa venire in mente le case in multiproprietà: basta lasciare pulito, non fare danni, rispettare i tempi e chi altro abita lo stesso spazio non ci interessa: nessun rapporto, nessuna curiosità, basta non darsi fastidio (nel qual caso si è subito pronti ala lamentela).

Anche le metafore utilizzate per rendere visivamente più comprensibile questo concetto non funzionano: quella del mosaico, per esempio. Il “mosaico delle culture” dovrebbe suggerire un’idea di armonia, data dalla giustapposizione di tante tessere, di tanti colori e materiali, ciascuna col suo perimetro, la sua forma, i suoi confini netti. Ma, primo, le culture non hanno confini netti, dato che sono ibride per definizione e, gli antropologi lo sanno, sopravvivono solo se sanno incorporare il nuovo, il diverso, rigenerandosi di conseguenza; e, secondo, la pluralità giustapposta non produce armonia, casomai conflitto.

Chi è l’artista-artefice del mosaico interculturale? Non è chiaro, e infatti il disegno non c’è.

Multiculturalismo, infine, è un termine ambiguo: oscilla infatti tra un’accezione descrittiva (viviamo in un mondo multiculturale; ma allora è preferibile “multietnico”) e una prescrittiva (il “modello multiculturale”, che sta mostrando tutte le sue debolezze).

 

Il multiculturalismo non può essere un modello, perché non propone una soluzione adeguata alle sfide di un presente complesso: il massimo che riesce a esprimere è quello di una tolleranza riduttiva, (oggi si dice “tolleranza passiva”) una “indifferenza alla differenza” purchè resti nei suoi confini, e si esprima preferibilmente nel privato.

Il “ghetto” non è un effetto collaterale imprevisto del multiculturalismo, ma un suo presupposto implicito, una delle condizioni del suo funzionamento.

C’è anche da sottolineare un’ipocrisia evidente nella cultura contemporanea: da un lato la retorica delle differenze (l’unità non è democratica), che soffia sul fuoco delle specificità incommensurabili come se avessero valore in sé (gli antropologi la chiamano “esagerazione di identità”). Diversità e differenza, peraltro, sono termini profondamente etnocentrici: sono sempre gli altri i differenti, rispetto a uno “standard” che siamo noi. Molto più neutro, e corretto, sarebbe parlare di varietà, pluralità. Dall’altro lato, questa politica delle differenze non è minimamente gestita, e rimane confinata sul piano identitario: tutte le questioni che derivano da questa enfasi sulla diversità sono lasciate a se stesse.

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Il fenomeno migratorio in Italia: dati macro

a cura Fabio Introini

 

Presenza e provenienza

Secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2015, su una popolazione residente i 60.665.551 persone, la popolazione di individui di cittadinanza straniera ammonta a più di 5 milioni di unità, pari all’8,3% del totale. Rispetto al territorio nazionale, la presenza più significativa si ritrova nelle regioni del Nord-Est (34,1% di tutti gli stranieri residenti); identica la presenza al Nord-Ovest e al Centro (rispettivamente 24,5% e 25,4%), mentre al Sud si riduce a 11,3% e sulle Isole al 4,6%

Rispetto alla provenienza, il contingente straniero risulta essere composto, sempre secondo Istat, da 200 differenti nazionalità. Su 100 stranieri residenti, il 22,9% proviene dalla Romania, il 9,3% dall’Albania e l’8,7% dal Marocco.

Cittadini stranieri residenti per Paese di cittadinanza (prime 10 nazionalità). Fonte: Istat, 2016.
Paese di cittadinanza, codice Maschi Femmine Totale Totale per 100 stranieri residenti F per 100 MF
Romania 235 492.737 658.658 1.151.395 22,9 57,2
Albania 201 241.329 226.358 467.687 9,3 48,4
Marocco 436 236.158 201.327 437.485 8,7 46,0
Cinese, Repubblica Popolare 314 137.283 134.047 271.330 5,4 49,4
Ucraina 243 48.993 181.735 230.728 4,6 78,8
Filippine 323 71.481 94.419 165.900 3,3 56,9
India 330 89.791 60.665 150.456 3,0 40,3
Moldova 254 47.689 94.577 142.266 2,8 66,5
Bangladesh 305 84.141 34.649 118.790 2,4 29,2
Egitto 419 75.302 34.569 109.871 2,2 31,5

 

Musulmani

Rispetto alla religione, il contingente marocchino è musulmano per il 97% dei casi, mentre quello albanese lo è per il 47%. Come osserva A. Menonna (2016a), da soli questi due contingenti costituiscono la metà della popolazione straniera musulmana presente nel nostro Paese (rispettivamente, il 30,1% e il 16,2% sul totale dei musulmani stranieri). Seguono, in ordine decrescente di numerosità, Bangladesh (7%), Tunisia (6,6%), Egitto (6,3), Pakistan (6,1%), Senegal (5,8), Macedonia (3,5), Kosovo (2,9%), Algeria (1,6%).

 

Emergenza sbarchi e acquisizioni di cittadinanza

Nel periodo 2012-2015 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono costantemente aumentate, passando dalle 12.258 di inizio serie alle 178.035 del 2015, con una brusca impennata nel 2013, in cui sono state 100.712 di contro alle “sole” 65.383 dell’anno precedente (cfr. Menonna, 2016b, su dati UNHCR, Min. Int. E Istat). Rispetto alla così detta “emergenza profughi”, gli “sbarchi” sono passati dai 42.925 del 2013 ai 170.100 del 2014 per poi ridursi a 153.842 nel 2015 (Min. Int., 2016). Per quanto riguarda il 2016, si calcola che da gennaio a maggio gli arrivi via mare non autorizzati siano invece 47851 (Menonna, 2016b). Rispetto alle nazionalità di provenienza, gli arrivi via mare del 2015 hanno visto prevalere le persone provenienti dall’Eritrea (39.162), dalla Nigeria (22.237), dalla Somalia (12.433), dal Sudan (8.932), dal Gambia (8.454) e dalla Siria (7.488) (ibi). Come fa notare lo stesso Menonna, è fondamentale leggere il dato più “emergenziale” riferito agli sbarchi alla luce di quello relativo alle acquisizioni di cittadinanza, per avere un quadro più realistico di quello che sta accadendo in Italia in questi ultimi anni.

Il numero di stranieri presenti in strutture di accoglienza a marzo 2016 è, secondo i dati del Ministero dell’Interno, pari a 111.081 presenze, e si concentra maggiormente in Lombardia (13%) in Sicilia (11%).

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Rapporto 2016 l’immigrazione straniera in Lombardia

a cura di a cura di Vincenzo Cesareo e Gian Carlo Blangiardo – ISMU

Pubblichiamo qui il rapporto 2016 sull’immigrazione straniera in Lombardia. Ricerca a cura di ISMU ed EUPOLIS

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Il Rapporto, si suddivide in due parti. La prima, intitolata “La popolazione straniera nel panorama lombardo, fornisce un’analisi aggiornata sugli aspetti quantitativi e le caratteristiche strutturali della popolazione straniera, con tre spunti di riflessione sulla famiglia, i richiedenti asilo e l’integrazione degli immigrati presenti in Lombardia. La Parte seconda approfondisce alcuni temi quali: la presenza nel sistema scolastico e formativo, le condizioni di salute e la partecipazione ai mercati del lavoro. Inoltre, il Rapporto 2016 affronta il tema dell’asilo, quello della condizione abitativa degli stranieri in Lombardia e della partecipazione associativa dei cittadini immigrati.

Il rapporto è scaricabile a questo link

 

Primo incontro di coordinamento – 19 luglio 2017

Il 19 luglio 2017 si è tenuto il primo incontro di coordinamento del gruppo di ricerca D3.2 “Migrazioni/Mediazioni. I media e la comunicazione come risorse per l’inclusione dei migranti”. E’ stata l’occasione per iniziare a impostare il lavoro del team di ricerca diviso per aree di interesse.

Il Prof. Ruggero Eugeni, coordinatore della ricerca, ha presentato le linee guida del progetto, qui riportate.

 

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La bibliografia del progetto

In questa pagina è pubblicata la bibliografia di riferimento del progetto.

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AA. VV. A Brera anch’io. Il museo come terreno di dialogo interculturale, Electa, Milano 2007

AA. VV. Africa and the oral and intangible cultural heritage of humanity. UNESCO-sponsored programmes and publications, Éditions UNESCO, 2009

Aikawa N., Faure, Safeguarding of the African Intangible Cultural Heritage, in K. Yoshida (a cura di), Preserving the cultural heritage of Africa. Crisis or Renaissance?, James Currey Unisa Press, Tokai 2008

Aikawa N., Intangible cultural heritage: new safeguarding approaches, in UNESCO, World culture report, 2000: cultural diversity, conflict and pluralism, UNESCO Publishing, Paris 2001

Aikawa N., The Conceptual Development of UNESCO’s Programme on Intangible Cultural Heritage, in J. Blake (a cura di), Safeguarding Intangible Cultural heritage: Challenges and approaches, Institute of Art and Law, Crickadarn 2007

Ambrosini M., Bonizzoni P., Caneva E., Ritrovarsi altrove: famiglie ricongiunte e adolescenti di origine immigrata: rapporto 2009, Fondazione ISMU, Milano 2010

Ambrosini M., Immigrazione irregolare e welfare invisibile : il lavoro di cura attraverso le frontiere, Il Mulino, Bologna 2013

Ambrosini M., Lo specchio ingannevole: immagine dell’immigrato e processi di integrazione, Vita e Pensiero, Milano 1993

Ambrosini M., Non passa lo straniero?: le politiche migratorie tra sovranità nazionale e diritti umani, Cittadella, Assisi 2014

Ambrosini M., Richiesti e respinti: l’immigrazione in Italia : come e perché, Il Saggiatore, Milano 2010

Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, Bologna 20112

Ambrosini M., Un’altra globalizzazione: la sfida delle migrazioni transnazionali, Il Mulino, Bologna 2008

Anico M., Peralta E., Heritage and identity: engagement and demission in the contemporary world, Routledge, London- New York 2009

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l’Equipe di ricerca

In questa ricerca sono coinvolti accademici e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, membri di diversi dipartimenti e centri di ricerca, coordinati dal Professor Ruggero Eugeni.


 

Ruggero Eugeni è professore ordinario di Semiotica dei media presso l’Università Cattolica di Milano e dirige presso la stessa Università l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo.

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Prof. Ruggero Eugeni

Nato nel 1960, si è formato e ha lavorato con Francesco Casetti e Gianfranco Bettetini nei settori del cinema e dell’audiovisivo con specifiche competenze semiotiche e culturologiche. Il suo approccio ai media è attento da un lato agli aspetti esperienziali, corporei e affettivi dell’esperienza mediale, dall’altro lato ai suoi radicamenti culturali e linguistici. Da questo punto di vista sta sviluppando tre indirizzi di ricerca: (a) un modello teorico e analitico dell’esperienza mediale, considerata sia nei suoi aspetti fenomenologici e neuro cognitivi quanto in quelli socio antropologici; (b) una riflessione sul ruolo dei media nella costituzione di nuove forme di territorialità, in particolare all’interno degli spazi urbani; (c) una ricostruzione storica delle relazioni culturali e linguistiche tra il cinema e le pratiche dell’ipnosi. I suoi ultimi lavori monografici sono Semiotica dei media. Le forme dell’esperienza (Roma, 2010), Invito al cinema di Stanley Kubrick (nuova edizione, 2014) e La condizione postmediale (Brescia, 2015).  Ha recentemente curato i volumi Neurofilmology. Audiovisual Studies and the Challenge of Neurosciences (con Adriano D’Aloia, Milano-Udine 2014) e Storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia. Vol. II I media alla sfida della democrazia (1945-1978) (con Fausto Colombo, Milano 2015). Tra i suoi lavori precedenti: Il testo visibile. Teoria, storia e modelli di analisi (in collaborazione con Fausto Colombo: Roma, 1996), Analisi semiotica dell’immagine. Pittura, illustrazione, fotografia, (Milano, nuova ed. 2004), Film, sapere, società. Per un’analisi sociosemiotica del testo cinematografico, (Milano, 1999), La relazione d’incanto. Studi su cinema e ipnosi (Milano, 2002). Ha curato in passato con Fausto Colombo il volume Il prodotto culturale. Teorie, tecniche di analisi, case histories (Roma, 2001) e con Dario Viganò Attraverso lo schermo. Cinema e cultura cattolica in Italia, 3 voll., (Roma, 2006). Vari papers e preprint sono disponibili per la lettura e la discussione presso i siti Media|Experience|Semiotics, Academia.edu e Università Cattolica del Sacro Cuore.


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Il Progetto di ricerca

Presentiamo qui premesse, obiettivi e metodologie della ricerca in cui sono coinvolti ricercatori dell’Università Cattolica, coordinati dal Professor Ruggero Eugeni.

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PREMESSE E OBIETTIVI

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Secondo l’Istat, al 31 dicembre 2015, in Italia, su una popolazione di 60.665.551 persone, gli individui di cittadinanza straniera ammontano a più di 5.000.000, pari all’8,3% del totale. (Scarica qui un approfondimento sul fenomeno migratorio in Italia)

La presenza più significativa si trova nelle regioni del Nord-Est (34,1% di tutti gli stranieri residenti); la presenza al Nord-Ovest e al Centro è rispettivamente del 24,5% e del 25,4%, mentre al Sud si riduce a 11,3% e sulle Isole al 4,6%. Il contingente straniero è composto da 200 differenti nazionalità. Tra il 2012 e il 2015 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono costantemente aumentate. Rispetto alla cosiddetta “emergenza profughi”, si calcola che nel 2016 (gennaio-marzo) gli arrivi via mare non autorizzati siano quasi 50000, con prevalenza di provenienze dall’Africa e dalla Siria, e una presenza di stranieri in strutture d’accoglienza pari a 111.081 persone al marzo 2016 (dati Min. Interno).

La logica emergenziale non è sufficiente ad affrontare una questione che va vista nella sua dimensione strutturale come fenomeno di lunga durata e che oggi con evidenza si impone come tema strategico delle agende politiche. La situazione italiana peraltro è del tutto peculiare, perché sul nostro territorio si trovano diverse tipologie di migranti che vanno da quelli stabilmente trasferiti (inclusi i migranti di seconda generazione) a quelli di passaggio (rifugiati, richiedenti asilo…) che si trovano magari anche loro malgrado a permanere per un periodo di tempo più o meno prolungato sul suolo italiano.

In tale scenario, la ricerca qui proposta vuole andare oltre la semplice diagnosi, per individuare e proporre alcune soluzioni, nell’ambito delle discipline della comunicazione, terreno di ricerca del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo, che ne è il principale proponente, e che è caratterizzato da una natura multidisciplinare e interfacoltà, capace di attrarre altre risorse intellettuali. Un approccio di questo tipo supera la tradizionale prospettiva di studi. Il fenomeno della migrazione infatti ha avuto nella storia delle discipline della comunicazione diverse declinazioni legate alle varie ondate migratorie nonché alle svolte culturali avviate dai post-colonial e subaltern studies a partire dagli anni Settanta e Ottanta del Novecento. In particolare, si è focalizzata l’attenzione sulla rappresentazione dei migranti nei media e sul consumo di media da parte dei migranti.

Al contrario, la presente ricerca intende contribuire all’elaborazione di policies e modelli di intervento sul territorio, e alla creazione di una rete di operatori cui fornire linee per buone pratiche di inclusione/integrazione, non intesa come processo di assimilazione, ma piuttosto come costruzione di relazioni che rispettino le differenze, le sappiano valorizzare e allo stesso tempo sappiano costruire regole comuni di convivenza. A partire dalla review dell’ampia letteratura su questi aspetti, dunque, la ricerca intende procedere oltre il momento dell’analisi, con soluzioni che assumano senso anche nella prospettiva dell’identità ideale del nostro Ateneo e del Magistero di Papa Francesco.

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